venerdì 18 maggio 2012

MARIO BROS É VIVO E LOTTA CONTRO NOI (GENITORI)


Ma Mario Bros, si si  proprio lui,  quello con il cappellino rosso, i baffetti da sparviero, la tuta blu da cazzone, non era morto? Non si era spiaccicato per sempre, senza nessun altra vita disponibile, sfracellandosi la testa contro uno di quei muretti sotto cui doveva saltare? O pittosto risucchiato da uno di quei buchi neri da cui uscivano quelle piante carnivore brutte e cattive che lo facevano capitolare nel vuoto facendoti ritornare sconsolato al quadro precedente? Evidentemente no. Se mio figlio (e come lui tanti altri bambini senza distinzione di nazionalitá, sesso, colore e religione) se ne é perdutamente invaghito arrivando, sospetto, a credere che esista veramente.



Ed infatti, cari amici coetanei, ricorderete anche voi, che anche noi, gocavamo appassionati a Mario Bros. Ora, o gli ideatori di video giochi sono a corto di idee, o Mario effettivamente é un mito:  sopravissuto a tutte le mode, é tornato con lo scopo di risucchiare i nostri figli nel baratro dei video games.

E se mio figlio é stato da me beccato piú volte mentre tentava di entrare nel televisore per andare a conoscerlo, non ci credo che i vostri, di figli, non siano da meno. Secondo me, e non solo qui ad Amsterdam, striscia silenziosa  una nuova forma di addiction. Quella dei bambini per Mario (o chi per esso – si lui é ‘the star’ ma ce ne sono tanti altri). Ora, come a tutti i drogati, mica gli puoi levare cosí damblé la dose. E quello ti rantola senza sosta due giorni sul pavimento. E i vicini si incazzano pure. Allora, meglio provare a utilizzare una serie di metodi per bloccarne lo smodato consumo da parte di tuo figlio: orologi vicino alle televisione (“alle 5.30 si spegne!”, ma tanto quello non sa leggere l’ora e quindi non smette all’orario pattuito), minacce pesantissime (''se non spegni  non ceni’’, e a lui lo fai solo contento), filosofia del terrore (''i bambini che giocano troppo diventano ciechi’’),  e lui ha giá inforcato i tuoi occhiali d vista, e cosí dicendo. Insomma pare che questi metodi siano abbastanza fallimentari. Una volta entrati nel tunnel di Mario, é difficile uscirne. Tuo figlio ne parla come il suo migliore amico. Nomina tutti i personaggi del gioco come i suoi compagni di scuola. Cé’per esempio un certo Yoshi, che é qualcosa a metá fra un drago e guscio di tartaruga. Poi un certo Bauwser, un essere abbastanza immondo con certi aculei sulla schiena che se ti becca ti sgonfia in 1 un nano secondo come un palloncino. E naturalmente Luigi, il cugino sfigato di Mario che mio figlio, quando si gioca insieme, mi appioppa regolarmente perché il mitico M. ovviamente se lo prende sempre lui.

Tutti alla fine ci siamo un pó affezionati a queste simpatiche bestiole. Adriano é riuscito a coinvolgere anche i miei genitori in vacanza ad Amsterdam. Oltre ad avergli estorto un gioco da 50 euro (50 euro!) (ovviamente si tratta sempre di Mario che addirittura ora compete in tutte le discpline olimpiche questa volta in coppia con questo strano tizio di nome Sonic), li ha convinti dell’importanza di questo personaggio in brachette. ''Come  sta Mario?’’, gli ha chiesto un giorno mia madre. ''No scusa mamma’’, sono intervenuta io. ‘’In veritá Mario non esiste . Sai é un gioco, un video gioco….’’. Non so se l’ho convinta. Come disse una volta la mia amica Serena, la mente umana é strana. Vero  Mario?   

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