mercoledì 30 maggio 2012

LET'S TALK ABOUT SEX! (IN THE SCHOOL)

IN OLANDA L'EDUCAZIONE SESSUALE DA SETTEMBRE OBBLIGATORIA A SCUOLA

''Mamma sei buffa'', mi ha detto mio figlio guardandomi mentre mi facevo la doccia. Se a dirmelo fosse stato qualsiasi altro essere di sesso maschile al di sopra della soglia della maggiore etá, giuro che mi sarei messa a piangere. Invece, a parte un primo momento di smarrimento, ho riflettutto e ho capito perché secondo lui (e speriamo solo lui) io quando sono nuda faccio ridere, sarei quasi una comica insomma. Il mio essere risibile ai suoi occhi, poi ho capito, risiede nella mia diversitá fisica. Ed infatti i suoi termini di paragone sono solo uomini, quindi quelli col ''pisellino''. Mio figlio infatti é uno di quei bambini che a questa etá non ha amiche femmine: considera le feminuccie (a parte mammá ovviamente) esseri inutili che stanno al mondo solo per raggiungere la quota rosa obbligatoria nelle scuole. Poi cé il papá che ha le sue stesse sembianze (in scala maggiore, per fortuna) e la gatta che é vero che é femmina ma, per lui é tipo angelo caduto dal cielo, asessuata insomma.     

Comnque, la sua affermazione, mi ha buttato in una sorta di stato d'agitazione che si é allevviato solo quando ho letto sul giornale una notizia di cui molti genitori non potranno che essere felici: da settembre, in Olanda e quindi ad Amsterdam, l'educazione sesessuale diventerá per legge una delle materie obbligatorie insegnate durante la Basis School, che qui é quel ciclo di studi che va dai 4 ai 12 anni, tipo le nostre elementari e medie messe insieme. Ora non é che ai bambini di 4 anni giá inizieranno a parlare di sessualitá ma a quelli di 10 si. Un'etá che, a pensarci bene, fa venire i primi dubbi, i primi arrossamenti e in qualche caso i primi brufoletti da sfogo. Quindi, io, se aspetto paziente quattro anni e mezzo (mio figlio ne ha 5) avró qualche insegnante che al posto mio spiegherá ad Adriano che mamma non é che é buffa, é solo donna e che lei il 'pimo' come chiamano qui i bambini il pisellino, non ce l'ha ma non per questo merita di essere derisa. 

In realtá la materia scolastica si chiamerá Informazione sulla sessualitá e sulle differenze sessuali e quindi   comprenderá anche informazioni su omosessualitá, bisessualitá e cambiamenti di sesso. Ma in realtá l'insegnamento verterá anche e soprattutto sull'amore e le relazioni in generale fra le persone. L'esigenza di dare informazioni sul sesso nasce con un abbiettivo preciso: aiutare i bambini/ragazzini che iniziano a entrare in contatto con la sessualitá a difendersi e a proteggere se stessi e, nel caso di quelli piu' vulnerabili, imparare a dire di no. A casa infatti spesso il sesso é un tabu' (qui ancora di piú se si pensa all'altissima concenrazione di famiglie musulmane che vive in questo paese) e in molti casi il primo approccio dei ragazzini alla sessualitá avviene attraverso Internet e quindi attraverso il porno. Un'idea distorta della sessualitá, sicuramente non legata all'affetto e all'amore, che non da  necessarie informazioni nemmeno su quella che é la piaga delle malattie sessualmente trasmissibili. Ed infatti non stupisce che un terzo dei ragazzini pensi che ci si protegga dall'Aids lavandosi bene.. 

Insomma l'imperativo é: Parlarne, Parlarne e Parlarne anche e sopratutto in famigia. Come? Anche con libri e brochure per bambini/ragazzini sull'argomento. O portandoli a visitare qui ad Amsterdam il Nemo (il museo della scienza per ragazzi) dove una speciale sezione/mostra, 'Let's talk about sex!', é dedicata proprio a questo: un aproccio disinvolto, sano e senza tabú sulla sessualitá. 

martedì 22 maggio 2012

ECCO PERCHÉ AVREMO DI SICURO UN POMPIERE IN FAMIGLIA

AD AMSTERDAM IL FESTIVAL DEI POMPIERI PER AVVICINARE I BAMBINI A QUESTA PROFESSIONE
Mio figlio, ormai ne sono sicura al 99%, da grande fará il pompiere. Lo ha/abbiamo deciso sabato nel corso della giornata e, in famiglia, siamo tutti d'accordo. E anche molto felici perché ci siamo risparmiati tutte qelle lugrubazioni sui futuri studi di questo 'guagliuncello'.  Ma cosa ci ha portati, cosí innanzitempo (Adriano ha solo 5 anni) a prendere questa decisione? Semplice: il Brandweerfestival. Cos'é? Il festival dei Pompieri che si é svolto in un parco di Amsterdam lo scorso week end. In poche parole, i pompieri olandesi, dopo aver realizzato che la loro professione é sempre meno scelta dai giovanissimi, hanno deciso di far conoscere ai piú piccoli il nucleo principale dello loro attivitá organizzando questo grande gratuito festival in cui, credetemi, i bambini non é che si sono divertiti: sono letteralmente impazziti dalla gioia. Mio figlio ce lo siamo dovuti riportare a casa con la forza e sotto minaccia, appunto, di un pompiere che gli ha intimato di seguirci pena radazione futura dall'albo delle Fiamme rosse. 
   

 I bambini, oltre ad avere avuto la possibilitá di fare un giro sui loro camion, usare gli idranti (con cui ci hanno bagnato senza pietá), assistere a vere dimostrazioni per spegnere incendi (dolosamente appiccati a scopo didattico dai pompieri), cimentarsi in partite di calcetto contro (aitanti) pompieri, hanno simulato il salvataggio di neonati di pezza in stanze invase dal suono di sirene, hanno ascoltato silenziosi il decalgo del bravo pompiere, sono saliti sul classico braccio meccanico per salvare dei poveri Teletabbies impiccati agli alberi (vedi foto sotto) e infine hanno ballato al ritmo di un dj per bambini mentre in altri angoli del parco si colorava, mangiava e soprattutto ci si faceva il bagno, oltretutto con i vestiti addosso.

Ed infatti nel laghetto del parco c'erano una serie di canotti presi d'assalto dai bambini. Ora, visto che nessuno si aspettava che facese caldo (noi qui in Olanda non ce lo aspettiamo mai) e visto che l'acqua era molto bassa, a 10 minuti dall'inizio dei festival quasi tutti i bambini giocavano a capovolgersi dai canotti nel lago, chi completamente ancora vestito, chi semplicemente in mutande. Fra i genitori é calata una serena rassegnazione. Ecco, per esempio, nella foto sotto mio figlio e un altro pestifero che vogano indisturbati zuppi nelle torbide acque del laghetto.

Sempre nello stesso lago invece altri bimbini camminavano sull'acqua a modi Gesú. Come? Venivano stipati uno a uno in delle enormi palle traspaenti in cui rotolovano sull'acqua schiattandosi dalle risate. Non ho ancora capito bene come facevano a farceli entrare (mi pare che gonfiassero la palla con loro direttamente dentro) ma questa é l'unica cosa che mi sono riufiutato di fare fare a mio figlio perché mi sembrava un pó troppo metterlo pure a centrifugare modi lavatrice (vedi foto in basso in cui altri temerari si danno alla pazza gioia).

Dopo 4/5 ore d attivitá sfrenate finalmente abbiamo preso la via di casa. Tutti divertiti e, soprattutto,con una nuova professione in tasca. 

venerdì 18 maggio 2012

MARIO BROS É VIVO E LOTTA CONTRO NOI (GENITORI)


Ma Mario Bros, si si  proprio lui,  quello con il cappellino rosso, i baffetti da sparviero, la tuta blu da cazzone, non era morto? Non si era spiaccicato per sempre, senza nessun altra vita disponibile, sfracellandosi la testa contro uno di quei muretti sotto cui doveva saltare? O pittosto risucchiato da uno di quei buchi neri da cui uscivano quelle piante carnivore brutte e cattive che lo facevano capitolare nel vuoto facendoti ritornare sconsolato al quadro precedente? Evidentemente no. Se mio figlio (e come lui tanti altri bambini senza distinzione di nazionalitá, sesso, colore e religione) se ne é perdutamente invaghito arrivando, sospetto, a credere che esista veramente.



Ed infatti, cari amici coetanei, ricorderete anche voi, che anche noi, gocavamo appassionati a Mario Bros. Ora, o gli ideatori di video giochi sono a corto di idee, o Mario effettivamente é un mito:  sopravissuto a tutte le mode, é tornato con lo scopo di risucchiare i nostri figli nel baratro dei video games.

E se mio figlio é stato da me beccato piú volte mentre tentava di entrare nel televisore per andare a conoscerlo, non ci credo che i vostri, di figli, non siano da meno. Secondo me, e non solo qui ad Amsterdam, striscia silenziosa  una nuova forma di addiction. Quella dei bambini per Mario (o chi per esso – si lui é ‘the star’ ma ce ne sono tanti altri). Ora, come a tutti i drogati, mica gli puoi levare cosí damblé la dose. E quello ti rantola senza sosta due giorni sul pavimento. E i vicini si incazzano pure. Allora, meglio provare a utilizzare una serie di metodi per bloccarne lo smodato consumo da parte di tuo figlio: orologi vicino alle televisione (“alle 5.30 si spegne!”, ma tanto quello non sa leggere l’ora e quindi non smette all’orario pattuito), minacce pesantissime (''se non spegni  non ceni’’, e a lui lo fai solo contento), filosofia del terrore (''i bambini che giocano troppo diventano ciechi’’),  e lui ha giá inforcato i tuoi occhiali d vista, e cosí dicendo. Insomma pare che questi metodi siano abbastanza fallimentari. Una volta entrati nel tunnel di Mario, é difficile uscirne. Tuo figlio ne parla come il suo migliore amico. Nomina tutti i personaggi del gioco come i suoi compagni di scuola. Cé’per esempio un certo Yoshi, che é qualcosa a metá fra un drago e guscio di tartaruga. Poi un certo Bauwser, un essere abbastanza immondo con certi aculei sulla schiena che se ti becca ti sgonfia in 1 un nano secondo come un palloncino. E naturalmente Luigi, il cugino sfigato di Mario che mio figlio, quando si gioca insieme, mi appioppa regolarmente perché il mitico M. ovviamente se lo prende sempre lui.

Tutti alla fine ci siamo un pó affezionati a queste simpatiche bestiole. Adriano é riuscito a coinvolgere anche i miei genitori in vacanza ad Amsterdam. Oltre ad avergli estorto un gioco da 50 euro (50 euro!) (ovviamente si tratta sempre di Mario che addirittura ora compete in tutte le discpline olimpiche questa volta in coppia con questo strano tizio di nome Sonic), li ha convinti dell’importanza di questo personaggio in brachette. ''Come  sta Mario?’’, gli ha chiesto un giorno mia madre. ''No scusa mamma’’, sono intervenuta io. ‘’In veritá Mario non esiste . Sai é un gioco, un video gioco….’’. Non so se l’ho convinta. Come disse una volta la mia amica Serena, la mente umana é strana. Vero  Mario?   

sabato 12 maggio 2012

AUGURI MAMMA, IL REGALO? TI PORTO IN TRAM

Un fiore, un pacco di cioccolattini, una foto di voi due insieme? E invece no: un bel giro in tram. Lo possono regalare domani tutti i bambini di Amsterdam alle loro mamme. Ed infatti si festeggia domani in Olanda, 12 maggio, la festa della mamma, evento qui sentitissimo che, come in diversi paesi d'Europa, non ha un giorno prefissato nel calendario ma occupa sempre la seconda domenica di maggio. 



Fra le tante iniziative organizzate in giro per la cittá, una mi ha particolarmente colpito: questa appunto del tram. Tutti i bambini, infatti, potranno regalare un giro sul tram alle loro mamme se mostreranno al conduncente un disegno fatto da loro in onore di colei che li ha messi al mondo. Il tram in questione, poi, non é mica un tram come tutti gli altri. E' il Museumtramlijn, quello della foto sopra, un antico tram che si puó prendere, a partire da aprile, solo durante la domenica e che come destinazione finale ha il bellissimo bosco di Amsterdam.

giovedì 10 maggio 2012

TV OLANDESE: ARIDATECE IL GRANDE FRATELLO

Il reality show con la biondissima e abbronzatissima Barbie fa incetta di ascolti.


Oh maró, ma chi é questa? vi chiederete voi. E’ Barbie rispondo io! Si in effetti sembrerebbe piú la versione sado-maso della bambolina con cui tutte le donne si sono almeno una volta nella vita confrontate. Ma lei, si chiama proprio cosí, o almeno cosí si fa chiamare ed é diventata una piccola star nel firmamento tv  olandese. E’ stata la protagonista di un reality show chiamato Barbie Bruiloft (Il matrimonio di Barbie) che appunto verte intorno alla preparazione del suo matrimonio con uno tamarro al meno se non píu di lei. Tutti e due abbronzatissimi per un totale di 365  all’anno, vestono con colori fluorescenti, piú lei unghia, ciglia finte (e qualche cosa altro credo), extentions di 1 metro, piú lui due orecchini a un lato e all’altro. Entrambi parlano  in maniera talmente incomprensibile, anche per gli olandesi, che i produttori del programma sono stati costretti a sottotitolarli.


Barbi e  Ken (no, é una battuta, almeno lui si fa chiamare col suo vero nome Michael) mica si sono conosciuti che ne so come tutti gli esseri umani  in un bar, a una festa, tamite amici, su Internet thó. Nooo hanno dato vita alla relazione dell’anno in un altro programma di cui erano protagonisti insieme a un altro gruppo di sciroccati. ‘Oh oh Cherso’, questo il nome del reality che seguiva le vicende di questo gruppo in vacanza in Grecia dove le attivitá principali erano  bere e formicolare tutti contro tutti. Anche qui grande successone di ascolti. Lí é sbocciato l’amore fra Barbie e il suo futuro marito. Lei é rimasta incinta, loro hanno deciso di sposarsi , gli ideatori del programma hanno pensato bene di trasformare il tutto in un nuovo treshissimo show sul loro matrimonio che peró nessun olandese ha potuto far a meno di guardare almeno una volta. Il tutto faceva naturalmente un pó Grande Fratello, nato proprio qui, in terra d’Olanda, da quel genio del male che porta il nome di Jhon De Mol. Ma mentre lí  il gruppone era rinchiuso nei perimetri di una casa, qui i simpaticoni di turno erano lasciati girare indisturbati per l’isola facendo danni a destra e manca. Ma soprattutto alla tv.


Insomma il papá del Grande Fratello, il magnate tv olandese De Mol, creatore della famosa Endemol (nata nel ’94 dalla fusione fa la societá di De Mol e Joop van de Ende) ha (involontariamente?) a mio parere spianato la strada a una serie infinita di Reality show che vanno sempre piú tracimando verso quanto di piú trash possibile. Ma che forse, proprio per questo, diventano imperdibili. Intanto lui, che dopo la Endemol ha fondato una nuova societá che ha chiamatoTalpa (traduzione italiana proprio della parola olandese Mol), se la ride e continua a creare e vendere in tutto il mondo format di successo. L’ultimissimo ‘The Voice’, dove un gruppo di aspiranti cantanti si confronta davanti a una giuria di professionisti che li giudica spietatatamente (vi ricorda qualcosa?), dopo essere stato diffuso in 140 paesi del pianeta, é stato venduto pochi giorni fa anche in Cina a una televisione che ha solo 300 potenziali milioni di spettatori. La musica si, ok passi. Speriamo solo che un giorno sti olandesi a questi poveri cinesi non gli ammollino pure Barbie.       

lunedì 7 maggio 2012

NUOVI SPORT: IL ‘SUP’ CHE PIACE ALLE DONNE DI AMSTERDAM



                                              Tutte a remare su una tavola da surf in giro per i canali


Non vi bastava, care donne olandesi, andare in bici almeno 4 ore al giorno, fare una media di tre figli a testa, eleggere kick boxing come nuova diciplina dell’anno, essere le piú alte d’Europa e volendo sposarvi fra di voi e mettere su famiglia? No, dico io, dovevate proprio cimentarvi anche in questo? E proprio sotto casa mia per giunta, sotto ai miei occhi increduli?  In cosa? In questa nuova  disciplina, ultima fra le tendenze sportive  ad Amsterdam,  praticata con una certa costanza proprio qui, nel mio quartiere.



Si chiama STUND UP PADDLING e, in pratica, si sta in piedi su una tavala da surf , si imbraccia un bel remo e si va fischiettando  fra le torbide e fredde acque dei canali.  Cosí come se nulla fosse, come si stesse facendo una passeggiata col cane, come se ci fossero 20 gradi e invece ce ne sono sette. Ed é vero che si indossa la muta ma per dindirindina se cadono so cazzi comunque. Ma niente loro vanno  imperterrite. Del nuovo sport in voga,  qualunque donna ne parli é entusista. Dicono che al fisico faccia benissimo perché mette in movimento tutti i muscoli del corpo (secondo me é la tensione: la paura di cadere ti fa irrigidire e contrarre tutto). La mia vicina, l'eroe nella foto sopra (una brasiliana che ha partorito 2 mesi fa!), mi ha spiegato che questo sport é stato importato dalle Hawaii (primo errore: come si fa a trasferire uno sport che viene praticato al caldo fra le donne con le ghirlande in uno dove d’inverno incontri i pinguini per strada? All’inverso é  un pó come se io pretendessi di andare a sciare a Reggio Calabria). Comunque, lo Stand up paddling, chiamato da tutte semplicemente SUP  (dalle sue iniziali e non perché come pensavo io se caschi in acqua ti fai ná suppa) ai miei occhi coinvolge donne temprate nel carattere (son coraggiose o a seconda dei punti di vista pazze) e nel fisico (sembrano  valchirie uscite da un film di Spielberg).

Figuriamoci che per poco non mi sono fatta coinvolgere anche io. Con un bieco trucchetto me la sono scampata. La scena si é svolta ad un altro dei numerosi imperdibili eventi che organizza la scuola di mio figlio. Questa volta ci avevano coinvolti nella festa dei genitori in un bar ristorante della nostra zona. Il tutto convinceva poco. Dall’idea in sé  al dj (che siccome eravamo genitori ha pensato bene di mettere pezzi  che pure mio padre dice che sono arretrati), dalla mancanza di ironia della maggior parte dei partecipanti alla scarsa qualitá del vino. Ed infatti secondo me é stato a causa sua (un bianco, credo, da 1 euro al litro) se sono  stata messa all’angolo da due mamme che mi hanno proposto una prossima session su questo nuovo diabolico strumento di tortura. ‘’Si certo, bellissimo perché no?’’, sentivo dire alla mia bocca. ‘’Settimana prossima? Mannaccia! Purtroppo sono in Italia. Quella dopo? Ma non vogliamo proprio aspettare che si alzino un pó le temperature, tipo una quindicina di gradi? Ah, non succederá mai qui? Basta che mi metto la muta? Ma si, certo, che problema c’é.  Ok, perfetto  allora fatemi sapere’’, gli ho detto mentre  lasciavo un numero di telefono falso. 

venerdì 4 maggio 2012

L 'AJAX HA VINTO, MA IL TIFOSO É STATO CHIUSO IN GABBIA

                                      IN OGNI CASO É L'INIZIO DELLA FINE

Che fare se il tuo compagno, tu lontana 1600 km, invece di mandarti un sms d'amore, ti invia la foto dell'Ajax campione d'Olanda (oltretutto immagine scattata dal divano al televisore di casa -gurdare in basso per credere-)? Una sola cosa: rassegnarsi. Si perché la vittoria della squadra di Amsterdam tira la volata a quello che sará per gli uomini della capitale olandese (ma in realtá per tutti gli uomini cittadini della UE) l'evento dell'anno: i, da me temutissimi, campionati europei. Ora, il mio uomo aspettava solo questo: iniziare a infervorarsi per il calcio. Da oggi, fino alla fine degli europei, a casa nostra, almeno 52 volte al giorno, si parlerá di questo: di calcio, anzi di europei. Lui, come si dice a Napoli, sull'argomento non sputerá n'terra. Io annuiró silenziosa pensando intanto ai cazzi mei. Ma giá con in mente la giornata tipica in cui giocherá l'Olanda: riunioni di amici indemoniati che si calmeranno solo con l'intervento di un esorcista, urla e commenti da osteria di terz'ordine, rutto libero e uscita 'no time limit' autorizzata di diritto nel caso in cui la squadra vinca. 


Il problema é che tutti questi uomini made in Amsterdam avranno accomulato in loro anche la frustazione di una vittoria non pienamente celebrata per l'Ajax. E quindi saranno carichi come un fucile a pallettoni inutilizzato per un paio d'anni da tuo zio cacciatore per passione. Ma perché? Cosa é successo oggi, all'indomani della vittoria di mercoledí dell'Ajax? E'successo che i tifosi invece di andare a sbrandellare/rsi ubriachi per le vie della cittá sono stati rinchiusi in un prato di fianco allo stadio Arena come belve pericolose in uno zoo. E li',e solo lí,  per un paio di orette hanno potuto celebrare i loro eroi. Ed infatti il sindaco di Amsterdam Van der Laan aveva ordinato che i festeggiamenti si svolgessero solo e unicamente in questo contesto, lontano, molto lontano dal centro della cittá. I tifosi l'anno fischiato ma alla fine hanno acconsentito e come soldatini obbedienti sono andati a far finta di divertirsi. Ne erano attesi circa 80 mila. Si sono presentati in appena 50 mila. Niente  in confronto ai 100 mila che lo scorso anno avevano invaso la centrale Museumplein dando filo da torcere alle forze dell'ordine e ai cittadini che rispetto a loro, diciamo cosí, volevano festeggiare un pó piú sobriamente. 

La 'festa'sarebbe dovuta durare fino alle 21.30. In realtá, giá prima delle 21.00 la maggior parte dei supporter batteva ritirata. Su di loro una fitta e tipica pioggerellina. Ora capisco perché il mio uomo la foto l'ha scattata dal divano. Tanto sa che da qui a breve, a  giugno, avrá inizio la sua rivincita. Io, comunque, tifo Italia, TIË!